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Domande & Risposte

Cosa si fa in una seduta

Cosa si fa in una seduta?

Durante il colloquio si dialoga sugli eventi accaduti e sullo stato mentale attuale. Lo scopo è  di riflettere e analizzare la situazione problematica per trovarne le cause e identificare potenziali soluzioni.
Non vi sono regole da seguire nel dialogo, se non quella di parlare liberamente, per questo di dice che il dialogo è la psicoterapia stessa.
Se opportuno e utile il colloquio può essere affiancato da alcuni esercizi specifici (rilassamento, esercizi per la regolazione delle emozioni, posto al sicuro...) o si può ricorrere a tecniche terapeutiche 

In tutti momenti l’elemento che non può mancare è una partecipazione attiva del paziente al cambiamento. In caso contrario, la terapia sarà solo un esercizio di riflessioni ad alta voce che non porterà a nessun cambiamento.

Cosa si fa durante il primo incontro?

Il primo incontro è in genere uno spazio più strutturato rispetto agli incontri successivi perché ha l'obiettivo di esplorare e circoscrivere i motivi per i quali si sta cercando aiuto. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata attraverso delle domande mirate, si approfondiscono alcuni aspetti come la storia personale e familiare, le esperienze passate e presenti, i sintomi attuali. Si riflette inoltre sugli obiettivi che si desidera raggiungere e sulle aspettative che si ripongono nella terapia. Queste informazioni aiutano a formulare una comprensione preliminare della situazione e consentono al/alla terapeuta di valutare se possiede le giuste competenze per essere un supporto adeguato e efficace.
Non sempre è possibile o necessario esaurire tutti i punti all’interno del primo incontro e spesso è opportuno svolgere altri incontri per raccogliere tutte le informazioni utili in modo adeguato. 

Il primo incontro è in ogni caso essenziale per stabilire una buona relazione terapeutica e per iniziare a lavorare sui problemi presentati.

Cosa si fa durante il primo incontro

Come capisco se è quello di cui ho bisogno?

Come capisco se

Per iniziare un percorso di sostegno psicologico o una psicoterapia non è necessario avere sintomi specifici, come ansia, depressione, rabbia. Chiedere aiuto è utile anche quando non si riesce a stabilire relazioni serene, quando si avverte un senso di rabbia, tristezza o apatia, quando si sta attraversando un momento di confusione o anche quando si stanno attraversando momenti di vita significativi, come la laurea, il matrimonio, la nascita di un figlio.  Alcune domande che possono aiutare a prendere questa decisione:

  • Ci sono pensieri o stati d’animo “stressanti”?

  • Senti che la tua autostima è piuttosto bassa?

  • Stai vivendo una situazione che ti affatica, ti innervosisce, o ti mette a disagio?

  • La situazione va avanti da molto?

  • Ti senti senza speranza e senza motivazione?

  • Questa situazione influisce negativamente sulla quotidianità (relazioni, famiglia, lavoro…)?

  • Hai provato a fare qualcosa per migliorare la situazione, ma non è servito a molto?

Se la risposta è stata “si” alla maggior parte delle domande, potrebbe essere arrivato il momento di iniziare.

Come capisco se il/la terapeuta va bene per me?

Come capisco se il terapeuta

L’elemento più importante in ogni terapia è la relazione tra paziente e terapeuta, che deve essere di fiducia e sicurezza. Gli studi di efficacia hanno dimostrato che l'esito di un percorso di psicoterapia è influenzato per il 50% dalla relazione terapeutica e nella misura del 25% dalla preparazione tecnica del clinico. In altre parole, la buona riuscita di una terapia dipende per metà dal rapporto che si instaura con il terapeuta. Per comprendere se il/la terapeuta scelto va bene è indispensabile sentirsi ascoltati e compresi. In caso contrario, ovvero se fin dai primi colloqui la percezione è di sentirsi giudicati  svalutati, l’indicazione è di condividere con il terapeuta stesso lo stato d'animo e, in ultimo caso, rivolgersi a qualcun altro. Escluso questo caso limite, comunque il suggerimento è di darsi un termine di almeno quattro o cinque sedute prima di decidere. L’importante è non perdere subito la fiducia davanti a brutte esperienze: una terapia non efficace non significa che lo saranno tutte.

Quanto può durare una terapia?

Quanto può durare

La durata di una psicoterapia non può essere definita a priori. Se il desiderio è di cambiare schemi di pensiero e comportamento che si portano con sé da anni o decenni, è improbabile che la trasformazione arrivi in 8/10 sedute. In questo caso, si può pensare alla terapia come una maratona che ci si appresta a correre senza nessun tipo di allenamento alle spalle e senza avere la possibilità di sapere quali curve e ostacoli incontreremo. La chiave qui è la pazienza e l'apertura verso sé stessi.

Quando invece il problema da affrontare è circoscritto a poche e specifiche situazioni il percorso può durare anche pochi mesi. Ma anche qui è importante avere pazienza e ricordare che c'è una giusta velocità per tutto e che ogni situazione è unica nel suo genere. Ciò che potrebbe immediatamente funzionare per qualcuno, può non essere la soluzione migliore per qualcun altro.
Quando smettere, quindi? Quando l’obiettivo stabilito all'inizio del percorso è stato raggiunto o quando ci si sente in grado di raggiungerlo in autonomia con gli strumenti acquisiti durante il percorso. La fine di una terapia non coincide con l'assenza di difficoltà, ma con il raggiungimento del miglior stato di benessere emotivo possibile.

C'è differenza tra psicologo/a, psicoterapeuta e psichiatra?

C'è differenza

Si, sono tre figure professionali diverse, con conoscenze e ruoli differenti tra di loro.

Lo psicologo/a è un professionista della salute laureato/a in Psicologia, successivamente abilitato/a all’esercizio della professione e iscritto/a all’Albo Professionale. Non è un medico e non è autorizzato/a a prescrivere farmaci. Lo scopo principale del lavoro dello/a psicologo/a è la promozione del benessere della persona. È da ricordare che lo/a psicologo/a non specializzato e non abilitato alla psicoterapia non può trattare disturbi psicologici o psichiatrici. La professione dello psicologo è regolata da una specifica normativa, il codice deontologico, che ne definisce i doveri ed i limiti.

Lo/la psicoterapeuta è il/la professionista indicato/a nella cura dei disturbi psicopatologici. Il titolo di psicoterapeuta viene acquisito dopo una specifica formazione post-laurea di quattro anni presso una scuola di specializzazione in psicoterapia legalmente riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Per accedere a queste scuole è necessario essere abilitati alla professione psicologica o medica. In altre parole, uno/a psicoterapeuta deve prima di tutto essere uno/a psicologo/a o un medico. In base alla formazione seguita, lo/la psicoterapeuta può specificare nel suo titolo il tipo di orientamento che segue nella cura dei pazienti (cognitivo comportamentale, psicoanalitico, sistemico, bioenergetico ecc). L’orientamento non aggiunge nulla alla formazione di un/a terapeuta da un punto di vista legale, ma indica il metodo con cui il/la terapeuta si rivolge al paziente durante il percorso di cura.

Lo/la psichiatra è un/a laureato/a in medicina e chirurgia con specializzazione in psichiatria. Quindi è prima di tutto un medico e può prescrivere farmaci generici e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici. Anche lo/la psichiatra può ottenere il titolo di psicoterapeuta, ma non è obbligato/a a frequentare una scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia, perché può ottenere il riconoscimento del titolo su semplice richiesta all’Ordine professionale. Questo perché il percorso la specializzazione universitaria psichiatrica prevede comunque una formazione in psicoterapia, anche se, nella pratica, non è completamente paragonabile a quella delle scuole di specializzazione in psicoterapia.

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